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Call "Parole della città in tempo di pandemia"

 Invito a presentare contributi di discussione sul tema

  Parole della “città” in tempo di pandemia

Dialogo sull'essere cittadini nella “normalità” e nell'“emergenza” 

 (a partire dai linguaggi che articolano l’una e l’altra condizione)

Il presente call apre uno spazio di ampio confronto su tematiche particolarmente legate all'esperienza eccezionale e ancora in atto della pandemia, sulle sue ripercussioni umane, psicologiche, politico-istituzionali, giuridiche, sociali, economiche, ideologiche e ideali. Tutti questi aspetti sono intrecciati nelle trame dei discorsi che “narrano” le nostre esperienze.

In che modo l’esperienza di questi giorni segna profondamente la nostra coscienza? Quali sono le parole, le idee con cui meglio ci sembra di poterla esprimere? Quali problemi emergono negli ordinamenti di cui viviamo e nelle abitudini che regolano la nostra quotidianità come ne facessero parte in modo quasi naturale? Come e perché dovremo sottoporre ad una profonda revisione l’intero sistema che regola i nostri comportamenti, diritti e doveri?

In questi giorni la “narrazione” della condizione umana trova estensioni tonali che vanno dalla elaborazione del dolore individuale e collettivo alla complessa rappresentazione delle questioni che si accavallano; ha inoltre coinvolto ampiamente la popolazione, gli strati sociali e le generazioni, dagli anziani fino ai bambini in tenera età.

Linguaggi diversi, tecnici e scientifici, freddamente statistici, struggenti di dolore, straordinari di umanità, sembrano lavorare l’uno accanto all’altro per creare una percezione di solidale e compatta unità pur nella difficoltà di scelte controverse. I media che li veicolano (testuali, visuali e sonori) li “contaminano”.

Troppo impegnativa è la guerra contro il nemico per affrontare in questo momento le sfide del dialogo, che invece accentuerebbe e valorizzerebbe il contenuto performativo delle diversità andando al fondo dei linguaggi. Ci si limita ora a fare riaffiorare parole irriflesse, “comuni”, dal fondo di una cultura “antica” (cultura nella sua più ampia declinazione: etica, giuridica, politica, religiosa) acquisita e coessenziale.

Da più parti ci si domanda se lo stato d'eccezione necessitato dall'emergenza non sia in linea con l'elaborazione e la storia del paradigma moderno-contemporaneo del potere; se la caratteristica “eccezionale” dell’attuale esercizio di poteri legislativi e decretazione d’urgenza rientrerà prontamente, non appena la necessità posta dall'emergenza cesserà, ridando speranza a quelle che credevamo certezze democratiche.

D’altra parte emerge tutto un vocabolario della crisi (di questa crisi) entrando nel gioco linguistico che interseca “città”, “cittadinanza” e la nuova percezione del globale indotta dalla pandemia.

Alcune parole sono tornate in auge diventando quasi “virali” (comunità, emergenza, responsabilità, patria, solidarietà…), altre entrano nel discorso comune con cautela (costituzione, diritti individuali, libertà di movimento), altre sono quasi scomparse (umanità, per esempio, ed è paradossale: si consideri la povertà del concetto come trattato nell'elenco delle “Parolechevalgono” approntato dalla Treccani).

Pensiamo, senza connetterle in un ordine che suggerisca percorsi interpretativi, a parole come: Paura /Angoscia; Normalità; Eccezione; Solitudine; Solidarietà; Comunità; Patria (Italia); Nazione; Casa; Vicinato; Collaborazione; Adeguatezza; Opposizione/ruolo delle opposizioni; Verità; Comunicazione; Scienza; Tecnica /ruolo dei tecnici; Costituzione /dialogo fra governo e parlamento; Emergenza; Complessità; Regola; Disciplina; Debito; Libertà; Libera circolazione; Autonomia; Responsabilità; Diritti individuali/ diritti fondamentali; Eroismo; Sicurezza; Protezione (civile); Volontariato; Povertà/ Fame e infine “Addio”: quell'addio che è negato ai molti morti in isolamento/solitudine, quelli che si conoscono e quelli che non si conoscono, così che se oggi ne piangiamo la triste realtà, domani ce ne dimenticheremo quando non ne avremo sotto gli occhi la contabilità dolorosa.

E allora altre parole legate al potere e all'impotenza (sconfitta): vedere /invisibile; sapere; potere; vulnerabilità; uguaglianza; generazione; lutto; quantificazione; numeri…

L’elenco delle parole che circolano nel discorso pubblico potrebbe essere molto più lungo e ciò che più importa è riconoscere i cluster che da esse si generano nei diversi linguaggi.

Dal reticolo dei significati il dialogo con le sue asperità.

Così che necessaria diventerà la riflessione su un’altra dicotomia fondamentale: quella tra vita piena e nuda vita: dicotomia biopolitica secondo Agamben, ripresa dal dibattito sul postumanesimo, che ha nel suo centro la rinnovata sfida fra scienze “dure” e scienze umane.

Noi ci proponiamo di accogliere e raccogliere testimonianze veicolate dai diversi linguaggi: tecnico-scientifico, analitico, letterario nelle sue varie forme, videofotografico, grafico nelle sue possibili modalità o altre forme di espressione, tutto ciò in cui il discorso “pubblico” si riveli investito da quel privato e privatissimo che è costituito dalla malattia, dalla morte, dalla nuda vita, e viceversa il discorso “privato” sia investito dal pesante condizionamento del “pubblico”.

I contributi che ci perverranno saranno la base di partenza per elaborare interpretazioni e progetti, confrontandoci con conoscenze, modelli e paradigmi disponibili sul mercato dei saperi.

Partecipazione

Il call è indirizzato alla fascia d’età che costituisce il target d’elezione del Centro Studi. (fino ai 35 anni).

L'invito è a presentare
  • saggi monografici
  • paper e riflessioni,
  • testimonianze e testi brevi a caldo, dal vivo dell'esperienza e dell' emozione, anche veicolate da forme espressive diverse (poesia, teatro, fotografie, video, racconti, vari tipi di opere grafiche).

I contributi possono essere inviati fino al 15 giugno.

I contributi vanno inviati a: centrostudicultgiov@gmail.com

Lingue ammesse italiano e inglese.

Devono essere accompagnati da un CV breve.

I testi devono essere inviati in doppio formato Word e PDF, Font Times 12 ; per le citazioni si suggerisce di seguire lo stile Harvard (numerosi esempi in rete).

Le foto devono essere in formato jpg, buona definizione.

I video in formato leggibile dai normali lettori video.

Lingue ammesse: italiano/inglese

Pubblicazione e Forum

Un comitato scientifico leggerà e analizzerà i contributi a mano a mano che essi arriveranno comunicando agli autori la propria valutazione critica ed eventualmente decidendone e proponendone la pubblicazione in una sezione apposita della Digital Library del Centro.

Gli autori selezionati saranno invitati a partecipare e intervenire al Forum di discussione in videoconferenza organizzato con l’intervento di personalità del mondo della cultura, esperti e tecnici.

Comitato scientifico:
  • Prof. Gabriella Valera (Direttore scientifico del Centro)
  • Dr. Dario Castellaneta (iSDC)
  • Prof. Avvocato Guglielmo Cevolin (Università di Udine)
  • Prof. Fabio Corigliano (Università di Trieste)
  • Prof. Fabio Finotti (Università di Trieste)
  • Prof. Andrea Griffante (Vytautas Magnus University)
  • Prof. Nicola Strizzolo (Università di Udine)
  • Prof. Ornella Urpis (Università di Trieste)

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