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Le misure di sicurezza detentive in casa lavoro - 17/02/2020

Le misure di sicurezza detentive in casa lavoro: fine “pena” incerto per persone vulnerabili” è il titolo di un dibattito a più voci promosso da CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su discriminazioni e vulnerabilità di Unimore in collaborazione con la Camera Penale di Modena “Carl’Alberto Perroux”: l’iniziativa metterà di fronte esperti ed esperte che, da diverse prospettive e a partire da diverse esperienze, si interrogheranno su una misura giudicata – talora – discutibile, nonché oggetto anche di interrogazioni parlamentari.

Le “misure di sicurezza detentive” – precisano gli organizzatori - sono comminate a soggetti che, pur avendo completamente espiato la pena per i reati commessi, sono ritenuti socialmente pericolosi”.

Il “concetto di pericolosità sociale” è di non facile applicabilità quando si tratta di tossicodipendenti, di persone provenienti dagli ospedali psichiatrici giudiziari, di anziani in età di pensione, di persone certificate inabili al lavoro, di migranti senza permesso di soggiorno ma, soprattutto di indigenti che, nel complesso, raggiungono percentuali importanti fra coloro che sono colpiti da questa misura.

Tali soggetti, definiti “internati”, entrano in Casa di lavoro dove vige la stessa disciplina prevista nell'ordinamento Penitenziario per l’esecuzione della pena detentiva. Pena restrittiva e misure di sicurezza detentive finiscono col coincidere per modalità di esecuzione.

Gli internati in Casa di lavoro, quindi, pur non avendo commesso altri reati, - fanno sapere gli organizzatori - si ritrovano a subire lo stesso trattamento dei carcerati senza, però, poter godere dei benefici previsti per quest’ultimi e, soprattutto, senza un fine pena preciso. La revoca di tale misura, infatti, dipende oltre che dal giudizio discrezionale del Magistrato di Sorveglianza anche da requisiti oggettivi che per alcuni, per l’impossibilità di un percorso di reinserimento, sono irraggiungibili. Per questi casi, la conseguenza è il prolungamento, anche di anni, della misura”.

Di questi argomenti si parlerà lunedì 17 febbraio 2020 alle ore 15.00 nella Sala del Consiglio del complesso universitario San Geminiano (via San Geminiano 3) a Modena.

L’appuntamento, preceduto dagli indirizzi di saluto del Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza di Unimore prof. Elio Tavilla e della Vice Presidente della Camera Penale di Modena “Carl’Alberto Prerroux” avv.ta Nicoletta Cavani, sarà coordinato dal direttore del CRID di Unimore prof. Gianfrancesco Zanetti.

Alla discussione recheranno contributi: l’avv.ta Tatiana Boni dell’Osservatorio Carcere Camera Penale di Modena; il dott. Francesco Maisto, Presidente Emerito Tribunale di Sorveglianza di Bologna; l’educatrice dott.ssa Fedora Matini; il prof. Valerio Onida, Presidente Emerito della Corte Costituzionale e il Card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna.

Saranno ascoltate anche testimonianze di ex-internati e di volontari.